Mons Gibel è un progetto installativo che rende il nome dal disegno proiettato su una sottile lastra di vetro.
Il titolo già usato per altre opere, appartiene a un tema che si ricicla formalmente ogni volta che l’opera assume forma, talvolta come scultura, disegno, video, etc.
Mons Gibel è uno dei tanti nomi con cui è stato chiamato il vulcano Etna; conosciuto nell’età romana come Aetna. Gli Arabi si riferivano ad essa come la montagna Ǧabal al-burkān o Ǧabal Aṭma Ṣiqilliya (“vulcano” o “montagna somma della Sicilia”) o Ǧabal al-Nār (“montagna di fuoco”). Questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel cioè: la montagna due volte (dal latino Mons “monte” e dall’arabo Jebel (جبل) “monte”) proprio per indicarne la sua maestosità, da cui Mongibello (o anche Montebello).
Il disegno, raffigurante un’esplosione vulcanica visibile sul vetro è una linea d’orizzonte che delimita il movimento virtuale dell’ombra creata dal vapore che sale da una piastra in ghisa incandescente su cui cadono gocce d’acqua ad intervalli irregolari.
Questo sistema cinetico posizionato difronte al vetro su cui in movimento diventa virtuale, comprende un’immagine fissa proiettata su uno specchio, una piastra ad incandescenza e un impianto a goccia.
Il vapore sale dal fondo verso l’alto muovendo la finitudine dell’immagine e restituendo al fruitore una visione formale in continuo cambiamento.
Tramite l’uso iconografico dell’immagine cerco la coscienza evocativa dell’oggetto, sottintendendo l’idea d’appartenenza a un immaginario arcaico.
In ultima analisi ecco alcune considerazioni su pochi concetti fondamentali per analizzare l’opera, la sua addizione e sottrazione nello spazio, riflessioni che attraversano: peso, infinito, forma, immagine, archetipo e volume.
Peso come inganno della forma, che trasla l’apparenza in direzione della comprensione.
L’inganno della leggerezza.
Infinito è lo sguardo verso l’ignoto, nell’atavico dilemma tra eterno e infinito.
Forma-immagine che con l’aiuto della parola: diventa dialogo. Ogni creazione, partecipa all’esperienza dell’eterno, sopravvive a se stessa, e rivela il mondo nella sua inesauribilità.
In arte come in filosofia è necessaria la percezione del concetto di Archetipo, come approfondimento della forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad esempio l’idea platonica).
E in fine il volume che nella misura di un oggetto solido è un valore numerico utilizzato per descrivere a tre dimensioni quanto spazio occupa il corpo.
drawing’s image projected on glass, water, multimedia material
Installation view of the show "GIVE WAY TO GIVE A WAY"
2015
BOCS - Box Of Contemporary Space, Catania IT