Ctònio dal greco: chthonios – sotterraneo, della terra.
Nelle antiche religioni era il legame con la terra che governava la vita con i suoi cicli immortali, personificata in divinità ferine dette, appunto, ctonie; divinità-madri, come Ecate, Tellus, Gea, Cerere, Persefone, che scandivano l’avvicendarsi delle stagioni naturali ed umane; anche se fu Ade, per i greci, la divinità ctonia per eccellenza. Ciò che è ctònio, quindi, non è solo ciò che è legato alla terra, alla sua epidermica fertilità, celato nel suo profondo, legato agli arcani che si perdono nelle sue viscere.
Il titolo di quest’installazione, già usato per altre opere, appartiene a un tema che si ricicla formalmente ogni volta che allo studio e alla ricerca segue una verifica pubblica, assumendo vita autonoma talvolta come scultura, disegno, video, etc.
La porzione di territorio che quest’installazione considera è quella del sottosuolo, coperta dai nostri micro e macro sistemi societari – un corpus pulsante che vive e che si muove costantemente – questo moto è innescato dalla deriva dei continenti.
Come per il nostro apparato tegumentario, che ci divide da tutto ciò che ci circonda, ma che ci permette di sentire e di farci sentire, il substrato terrestre è un limite che contiene la terra stessa e in rapporto simmetrico vive la continua contaminazione tra esterno e interno, tra luce e ombra.
È nel concetto di limite che si costituisce il confine tra cielo e terra; quell’orizzonte che esiste solo come concetto astratto, in quanto, irraggiungibile.
I limiti sono sempre soggetto di negoziazione.
In quest’opera non esiste un punto d’osservazione, ma un territorio contestualizzato dalla componente sonora a cui è affidata la delicata e sottile pelle delle immagini.
Esse stanno davanti a noi e noi a loro.
L’audio della pressione terrestre, misura il luogo dell’opera, rimbalzando di piano in piano, saturandolo fino in profondità; un’idea di spazio che non si esaurisce in una visione puramente estetico-formale.
L’audio in virtual sorround che si avverte all’interno della sala espositiva, svela una dimensione auditiva che non è contorno ma contenitore.
L’intenzione non è solo quella di voler coinvolgere più sensi percettivi, l’audio è ambiente, volume in m3, area che inscrive al suo interno un percorso meditativo.
Ctònio è un progetto che evidenzia la necessità di riconiugare e riconsiderare due mondi apparentemente distanti, quello sub divo e quello subterraneus.
Di riunire all’interno di uno stesso spazio prospettico – di stampo fisiologico e riflessivo – i vari orizzonti della natura.
È nel processo ex-statico della descrizione naturalistica del soggetto grafico, che risiede l’idea metaforica di landscape.
Viviamo in una dimensione di paesaggio individuale, ci sfugge la capacità d’analisi globale, di contaminazione e relazione; ma più in generale, dei suoi esseri viventi.
graphite on paper, wood panels, audio virtual surround
2014
Z2O Gallery Roma, Italy
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